Intervista a Gabriele Impellizzeri

30.04.2013 22:30


 

-Cosa significa per te “talento”?
Talento musicale, per me, significa sentire la musica. Non a livello superficiale, sentirla nel profondo. Mi riferisco all’istintività, non al lato tecnico della musica.

-Come hai scoperto il tuo?
Un giorno, quando avevo 15-16 anni, canticchiavo sulla Vespa una canzone. Un mio compagno di fuori paese, che era dietro di me, ha notato la mia voce. Abbiamo formato un gruppo, ho conosciuto un po’ di persone e poi con Roberto Campo ho cambiato gruppo e non abbiamo più lasciato i Critical Solution. Siamo invecchiati tre anni insieme! La differenza si sente. La nostra prima registrazione era penosa, adesso quando siamo sul palco sento la musica più amalgamata tra tutti gli strumenti. Questo tipo di unione con il tempo è inevitabile, anche se tra di noi abbiamo gusti musicali totalmente differenti. Un gruppo è faticoso da tenere unito solo nei primi due mesi. Una volta raggiunta la giusta complicità, è difficile che si sciolga.

-Quanto tempo gli dedichi?
Da quest’anno un po’ di più perché ho cominciato a studiare. Ogni Martedì vado a Palermo, ma studio circa un’ora ogni giorno. Mi sto impegnando più seriamente perché ho capito che ne ho la possibilità, e non voglio avere rimpianti.

-C’è qualcuno in particolare che ti incoraggia?
Sì, il mio insegnante. E anche i miei genitori. Però l’incoraggiamento è diverso dalla contentezza di sé. Quando qualcosa mi riesce bene e il pubblico lo apprezza sono in estasi!

-Invece un artista in particolare che ti ispira?
Ce ne sono tantissimi! Mi fanno impazzire i Red hot e Jimi Hendrix ma, per quanto riguarda i cantanti, per me Stevie Wonder è il massimo. E poi c’è Bublé. Ovviamente sono voci diverse. La prima è da black music, la seconda è una voce più da uomo. Entrambi tecnicamente mi ispirano parecchio.

-Pensi che ad Alcamo i talenti siano valorizzati abbastanza?
Assolutamente no. Ci valorizziamo da soli. Lamentarsi è facile, è la cosa che a tutti riesce meglio, però in questo caso ne abbiamo il motivo. Io capisco che sia impegnativo organizzare degli eventi, ma il solo fatto che quando abbiamo suonato per il comune non ci abbiano mai pagato è una mancanza di rispetto. L’importante non sono i soldi di per sé, ma l’attenzione che il comune dimostra di darci.

-Cosa ne pensi del lasciare Alcamo per cercare fortuna altrove?
È abbastanza rischioso, però se funziona è bello. Anche gente qualificata a volte non riesce, ma se decidi di buttarti devi essere pronto a rischiare tutto, a costo di rimanere in mezzo alla strada. Io ho provato a fare alcuni concorsi, l’unico serio è quello di The voice. Tremavo come una foglia e con me il microfono a destra e a sinistra! E così anche la gola e l’altra mano! Tremavamo tutti insieme! Esperienza abbastanza tragica insomma, ma da rifare. È un buon trampolino, un modo per farmi vedere ma poi fare la musica che piace a me.

-Che consiglio puoi dare a chi comincia adesso?
Non mi sento abbastanza avanti per poter dare consigli da padre musicale. Però posso dire che il mio errore è stato iniziare troppo tardi ad impegnarmi seriamente. Ho cominciato a studiare nell’annata peggiore che potessi scegliere, tuttavia a fine 2012 ho capito che è stata le scelta migliore che avessi fatto quell’anno. Studiate per voi stessi, per migliorare. E poi consiglio tanta black music. Ma proprio tanta tanta black music. Dal jazz, all’R&B… tanta black music. È giusto che l’ascolto sia a tappe. Si devo attraversare fasi di generi, variare e così maturare nella capacità di apprezzare la musica. Non bisogna fissarsi su un gruppo solo: si comincia con una cosa e si finisce con un’altra, se ami la musica è così.

-Qual è il tuo sogno più grande relativamente al canto?
Io sinceramente non ho mai pensato alla mia vita solo ed esclusivamente in funzione del canto. Mi piacerebbe immaginare il mio futuro come cantante ma evito perché sognare è lecito, ma bisogna essere anche realisti. Non sono pronto a buttarmi totalmente alla musica, anche se mi piacerebbe un casino continuare con il gruppo o da solo ad esprimere con la musica quello che sento. Questa è la mia vera passione. Però è bello farsi il flash di me su sul palco al Madison square garden che riconosco tra la folla Roberto Campo e dico “questo ragazzo suonava nel mio gruppetto!”