Intervista a Giuseppe Buscemi

30.04.2013 22:31

 



-Cosa significa per te “talento”?
Significa avere una dote particolare che, insieme ad un grande impegno, esprime determinate potenzialità che non tutti hanno. Può essere, oltre che artistico, sportivo o politico… anche se questo ultimamente lo hanno in pochi! Io credo di avere un talento artistico-musicale, ma se non lo accompagnassi con impegno, lavoro e dedizione, sarebbe inutile.

 

-Come hai scoperto il tuo?

Quando avevo nove anni mio padre mi ha regalato la mia prima chitarra, ho cominciato a prendere lezioni di musica leggera, poi sono passato alla musica classica e ho continuato al conservatorio, che sto finendo. Credo che il talento si scopra con la passione, lentamente ci si va rendendo conto se si è effettivamente portati per quella determinata cosa e se si riesce ad esprimersi oppure se la tua passione è destinata a rimanere un’attività di passatempo come un’altra.

 

-Quanto tempo gli dedichi?
Il tempo è sempre relativo. Conosco persone che con due ore di lavoro riescono ad ottenere grandi risultati ed altre che dopo due giorni interi hanno concluso poco. Ovviamente, a parità di mezzi, più tempo gli dedichi più saranno grandi i risultati. Io studio dalle sei alle otto ore al giorno ogni giorno, anche la Domenica e a Natale, e di questo quasi me ne vergogno!

 

-C’è qualcuno in particolare che ti incoraggia?
Prima di tutto i miei genitori. Se non avessi loro, non avrei raggiunto i miei traguardi. Mi incoraggiano, mi supportano e mi sopportano! A loro devo un “GRAZIE” che non finirà mai! Anche i miei insegnanti e i miei colleghi svolgono un ruolo importante così come la mia voglia di fare, che in questi anni non si è mai affievolita e spero non si spenga mai!

 

-C’è un artista in particolare che ti ispira?
A dir la verità in questi anni ce ne sono stati molti e sono cambiati via via che andassi crescendo con l’evolversi dei miei gusti e modi di pensare. Dai Led zeppelin e i Deep purple sono passato alla musica classica. Ora come ora i miei idoli sono Glenn Gould (pianista), Manuel Barrueco (chitarrista classico), Dave Weckl (batterista jazz) e poi, circa il rock e il metal, ascolto i Dream theater, i Symphony X e roba del genere. Ci sono diversi personaggi a cui in questo momento sono particolarmente affezionato, ma nulla nega che in futuro cambino.

 

-Pensi che ad Alcamo i talenti siano valorizzati abbastanza?

NO! Assolutamente no! Mancano le occasioni e, quelle poche che ci sono, sono organizzate male! Conosco persone che dovevano fare un concerto, già avevano invitato tutti e poche ore prima gli è stato disdetto tutto! Se il comune si impegnasse veramente, e i giovani talenti si mettessero di più in gioco, la situazione cambierebbe. Ci vorrebbero mostre e concerti con appuntamenti almeno bisettimanali. Per i gruppi rock ancora qualche occasione di suonare si trova, ma per chi suona jazz o musica classica no. Io ho suonato innumerevoli volte ovunque in giro per la Sicilia, invece ad Alcamo solo cinque o sei volte. Perfino a Calatafimi ho suonato di più! Forse perché, essendoci più associazioni, organizzare eventi è più facile. Il comune dovrebbe finanziare e dare una mano alle associazioni alcamesi che si occupano quasi esclusivamente di organizzare occasioni per permettere ai talenti di esprimersi. Chi ha talento deve affinare da sé le sue abilità, ma deve avere anche un luogo in cui metterle in pratica!

 

-Cosa ne pensi di lasciare Alcamo per cercare fortuna altrove?
Non è un’idea del tutto errata. In fin dei conti Alcamo è un buon punto di partenza, ma non può essere un punto d’arrivo! Offre delle opportunità discrete solo a chi è all’inizio della crescita artistica. Ovviamente partire è una scelta che dipende dagli obbiettivi di ciascuno, scelta che in ogni caso comporta un sacrificio perché qui ognuno di noi ha gli amici e la famiglia ma, se devo dire la mia, sebbene questa città faccia parte della mia storia, a un certo punto si devono fare i conti con la realtà e tirare giù le somme. Almeno per studiare e perfezionarmi andrei all’estero. Per il momento, ad esempio, mi sta seguendo un insegnante che vedo a Catania e a Messina e viaggio per circa milleduecento chilometri al mese. Se vivessi lì, sarebbe tutto più semplice.

 

-Che consiglio dai a chi sta cominciando adesso a suonare?

L’unico consiglio che mi sento di dare è: credete in quello che fate. Non tanto perché apprezzate il successo e la fama che un grande talento può riscuotere ma, prima di tutto ciò, perché un talento deve fare quello che fa perché sente il piacere di farlo! Per dare un senso all’impegno e allo studio, l’attività deve avere un valore e si deve essere fieri di quello che si fa. La fama, il successo e i soldi sono secondari. L’essenziale sta nel valore della passione e del vero talento. Io studio musica perché per me questo significa tutto. Se poi un domani diverrò più o meno famoso o ricco, sono dettagli che condizionano poco quello che mi piace veramente. Io amo la musica e la suono.

 

-Qual è il tuo sogno più grande circa la tua carriera musicale?
Riuscire a non avere nessun limite. Riuscire a suonare perfettamente tutto quello che voglio. Saper fare qualunque cosa con la chitarra, averne la piena padronanza! Dopo aver raggiunto questo, potrò morire in pace! Questo è il mio unico sogno, di tutto il resto me ne importa poco.