SEI DIVERSO

12.01.2013 00:00



L’episodio del 6 Gennaio di quest’anno che ha avuto luogo nello stadio di Busto Arsizio (in Lombardia) ha provocato scandalo negli italiani. Provocatori cori razzisti hanno spinto Boateng ad abbandonare il campo e, offeso, a minacciare di lasciare l’Italia. Non si può non rimanere allibiti di fronte a tale avvenimento. Come è possibile che nel 2013 persistano atteggiamenti d
i questo tipo nei confronti di chi è diverso da noi? 
Innanzi tutto c’è da premettere che il razzismo è un sottoinsieme della discriminazione; e, purtroppo, ci sono tantissimi elementi che certificano questo sentimento discriminatorio ancora fortemente presente nella nostra società. Infatti quest’ultimo può prendere svariate forme. L’umano, nella sua stupidità, riesce ad odiare delle persone per il loro orientamento sessuale, una religione diversa, il loro modo di vestire e perfino per la musica che ascoltano.

Le soluzioni non vanno forse trovate partendo dalle cause? La psicologia sostiene che l’atteggiamento discriminatorio non è innato. Una persona può però adottare questo atteggiamento per dei motivi reali, esistenti e comprensibili. Possiamo classificare questi in tre tipologie generali:
1. Alla base possono esserci la paura del diverso e la paura dell’ignoto. La differenza consiste nel fatto che la prima è la paura che qualcosa di diverso da te possa intaccare la propria sicurezza mentale del proprio mondo e modo di vivere, la paura che la differenza possa nuocerti. La paura dell’ignoto si verifica nei confronti di qualcosa che non si conosce quando si è preoccupati che questa possa essere negativa e pericolosa. 
2. Un altro motivo per cui una persona si assume dei punti di vista discriminatori è per l’esigenza di proteggere la sicurezza che ripone nella propria cultura, nel proprio modo di fare. Si autoconvince dunque che il proprio modo di vivere, la propria religione, le proprie convinzioni personali (…) siano migliori di quelle degli altri e perciò meritano di essere protette e preservate dal contatto con l’altra cultura. Questo a volte porta al rifiuto anche solo della conoscenza di qualcosa che sia diverso. 
3. Una terza molla che spinge alla discriminazione è il bisogno umano di ordinare il cervello schematizzando i pensieri e semplificando giudizi ed opinioni. Questa è la radice dei luoghi comuni. Esempio: tutti gli islamici sono dei barbari perché la loro cultura consente di maltrattare le donne. Da questo terzo punto partono i pregiudizi razzisti.

Il nostro bisogno di schematizzare il cervello può essere attenuato dall’abituarci all’idea che non esistono schemi! Conoscere e far conoscere più tipi diversi possibile di culture, religioni, modi di fare… sarebbe un aiuto concreto. Su questa via tutti potrebbero apprezzare la varietà che il mondo ci offre, riscoprirebbero il piacere del confronto e dello scambio, capirebbero la bellezza dell’essere ognuno diverso dall’altro. La diversità è un bene. È ricchezza. Oggigiorno viviamo in un mondo globalizzato dove la diversità è all’ordine del giorno. Non possiamo permetterci il razzismo!

“Sono lieto di vedere che abbiamo differenze. Insieme possiamo diventare più grandi della somma di entrambi.” [Surak in Star trek (serie classica 3x22)]